Aggressioni a medici e infermieri, quali tutele?

13.09.2024

6 Settembre 2024: l'intero reparto di Chirurgia toracica del policlinico Riuniti di Foggia è vittima di una violenta aggressione da parte di familiari e amici di una giovane paziente, deceduta poco prima nel reparto ospedaliero.

Un chirurgo viene colpito al volto con forza.

Una dottoressa, coinvolta nell'incidente, subisce la frattura di una mano, mentre alcuni membri del personale sanitario si rifugiano in una stanza e riescono, finalmente, ad allertare le forze dell'ordine.

No, non è la scena di un film d'azione, ma è l'ennesimo episodio di violenza nei confronti di professionisti sanitari e sociosanitari.

Fra le diverse soluzioni prospettate per contrastare questo dilagante fenomeno[1] c'è chi opta per l'impiego dell'esercito negli ospedali, chi suggerisce l'adozione del fermo di polizia e chi, invece, è disposto ad una vera e propria "battaglia culturale".

Recentissimo è il disegno di legge presentato in Senato da Fratelli d'Italia che propone una sorta di "daspo sanitario" ovvero la sospensione per tre anni dell'assistenza sanitaria gratuita per chi aggredisce medici e infermieri sul posto di lavoro o commette reati contro il patrimonio sanitario, eccetto per le cure urgenti e salvavita.

Intanto, dal settembre del 2020 ad oggi sono state apportate diverse modifiche al Codice penale, e non solo, con l'obiettivo di salvaguardare e tutelare gli operatori del settore.

L'art.4 della legge n.113/2020 recante "Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni" ha modificato la rubrica dell'art.583 quater c.p. ("Lesioni personali gravi o gravissime a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive nonché a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali") e ha introdotto un nuovo comma 2, successivamente riformulato con il Decreto legge 34/2023 che ha previsto un inasprimento delle pene in caso di lesioni personali semplici ai danni di medici e sanitari.

Dunque, in base al nuovo comma 2 si applica la pena da due a cinque anni "nell'ipotesi di lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell'esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell'esercizio o a causa di tali attività".

Invece, in caso di lesioni personali gravi la pena va dai quattro ai dieci anni e dagli otto ai sedici anni per le lesioni gravissime.

La lesione personale è considerata grave:

- se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa, ovvero una malattia o un'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta giorni;

- se il fatto produce l'indebolimento permanente di un senso o di un organo.

La lesione personale, invece, è gravissima:

- se dal fatto deriva una malattia certamente o probabilmente insanabile; la perdita di un senso; la perdita di un arto, o una mutilazione che renda l'arto inservibile, ovvero la perdita dell'uso di un organo o della capacità di procreare, ovvero una permanente e grave difficoltà della favella.

La legge del 2020 ha, inoltre, introdotto fra le "circostanze aggravanti comuni" - che importano un aumento di pena fino a un terzo - anche "l'aver agito nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell'esercizio di tali professioni o attività" (art.61, n.11 octies).

Nel gennaio del 2022 è stato ufficialmente istituito l'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie cui sono affidate diverse funzioni, tra le quali, il monitoraggio degli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie, l'analisi dei c.d. "eventi sentinella" che possono dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni, nonché la promozione di studi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti.

Infine, a seguito dell'entrata in vigore del Decreto legislativo n. 31/2024, c.d. "correttivo alla riforma Cartabia", si procederà d'ufficio (ovvero senza la necessità che la persona offesa sporga formale querela entro 90 giorni dal fatto) anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, indipendentemente dalla gravità della lesione,lieve, grave o gravissima.

Tuttavia, nonostante le continue riforme, coloro che nel (non lontano) 2020 venivano definiti "eroi" sono destinatari di violenze continue, come emerge chiaramente anche dai risultati del sondaggio svolto da Anaao-Assomed: l'81% degli operatori sanitari ha subito aggressioni, di cui il 77% verbali e il restante 23% fisiche.

Sarebbe, dunque, auspicabile un ulteriore e concreto intervento da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza di professionisti sanitari e sociosanitari, attuando quel giusto, nonché doveroso bilanciamento tra la tutela dei lavoratori e la tutela della salute, diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività.

Dott.ssa Francesca Saveria Sofia

[1] V. "Relazione attività anno 2023 - Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie" in https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3420_allegato.pdf