Che differenza c’è tra il termine bancarotta e fallimento?
Nonostante i due termini vengano spesso utilizzati come
sinonimi nel linguaggio comune, in realtà vi sono profonde differenze.
La
principale è che mentre la bancarotta è un reato, e quindi un comportamento
illecito, il fallimento è semplicemente una situazione di difficoltà economica
per cui l'imprenditore non ha le risorse per pagare i propri debiti, a
prescindere dalla realizzazione di comportamenti scorretti da parte dello
stesso imprenditore.
Tuttavia, affinché si possa venire accusati e poi
condannati per un reato di bancarotta è necessario anche essere dichiarati
falliti.
Detto in altri termini, si può fallire senza commettere reati di bancarotta, ma non si può commettere un reato di bancarotta senza essere dichiarati falliti.
Per meglio comprendere la differenza si può ricorrere ad un
esempio. Molte attività economiche sono fallite durante la pandemia da Covid-19
a causa delle chiusure e della assenza di entrate economiche.
È evidente che, in quest'ultimo caso, il fallimento dell'impresa è del tutto indipendente dai comportamenti del titolare dell'attività economica. Diversamente, se l'imprenditore sottrae del denaro dalle casse della società o magari sperpera le stesse risorse in operazioni imprudenti e l'impresa fallisce, si ha a che fare con comportamenti scorretti qualificabili come bancarotta.
Nel diritto penale si distingue la bancarotta in due
tipologie: quella fraudolenta e quella semplice.
La distinzione è molto
complessa, ma è possibile sintetizzarla nel seguente modo. Si parla di
bancarotta fraudolenta quando i comportamenti illeciti sono posti in essere
nella consapevolezza di poter causare il dissesto economico.
Per esempio, costituisce bancarotta fraudolenta il comportamento dell'amministratore delegato di una società per azioni che si appropria dei soldi tenuti nelle casse della medesima società, così azzerandone le disponibilità economiche. Si parla invece di bancarotta semplice quando i comportamenti dell'imprenditore sono ricollegabili alla sua negligenza o imprudenza. Per esempio, si parla di bancarotta semplice quando l'imprenditore investe il denaro dell'impresa in operazioni particolarmente rischiose.
Per esemplificare ancora di più la differenza, possiamo distinguere le suddette tipologie di bancarotta in relazione alla tenuta delle scritture contabili: l'imprenditore commette una bancarotta fraudolenta se modifica i bilanci per nascondere le perdite; commette invece una bancarotta semplice se invece tiene le medesime scritture con superficialità.
Come indicato all'inizio dell'intervento, nonostante la
profonda differenza tra i termini, spesso questi vengono confusi nel linguaggio
comune.
Col passare del tempo, il termine "fallimento" e "fallito" hanno
acquisito sempre più una connotazione negativa.
Proprio per questo motivo, la
nuova legge in materia fallimentare, ossia il codice della crisi dell'impresa e
dell'insolvenza, sostituirà la parola "fallimento" con quella di "liquidazione"
affinché quest'ultimo termine possa riacquistare la sua originaria valenza
neutra.
Dott. Marco Misiti