Che cos'è il Catfishing?
Il catfishing è un fenomeno meno attuale di quanto si crede; storicamente infatti risale al XVI secolo con i cosiddetti Prigionieri Spagnoli e si trattava di vere e proprie truffe sentimentali.
E' un fenomeno latente e subdolo; consiste nel creare un'identità virtuale falsa con l'obiettivo di intrattenere relazioni spesso di natura sentimentale con altri utenti.
Nonostante la natura e la finalità del catfishing sia ingiustificabile ed inappropriata, vi è di fondo un disagio psicologico rilevante da parte dell'autore.
Innanzitutto, si ribadisce che non è un fenomeno recente, anche se solo ultimamente con il caso attuale del nefasto suicidio di Daniele e Roberto (vittima ed adescatore), ha assunto un notevole impatto mediatico.
Tra i vari motivi che inducono un soggetto a creare un'identità falsa, vi sono la paura di non essere accettati e l'insoddisfazione riguardo la propria vita.
Questo, naturalmente da un punto di vista psicologico porta benefici rispetto a chi, crea appunto una falsa identità, determinando così la possibilità di idealizzare la propria vita creandone una immaginaria.
Da un punto di vista giuridico, va subito evidenziato che per ogni catfish vi è una vittima.
Le ragioni per cui la vittima crede al proprio adescatore, sono di natura complementare e sarebbe troppo poco esaustivo definirle da un punto di vista psicologico.
Molto spesso le ragioni consistono ed incalzano l'insicurezza emotiva, identitaria e sociale.
I Catfish si soddisfano delle difficoltà emotive di chi subisce e di conseguenza ci si ritrova perso dinnanzi ad un uragano di attenzioni e complimenti.
Molto spesso si tratta di soggetti vulnerabili che pur di far durare il proprio status di benessere creano una vera e propria dipendenza affettiva.
Una dipendenza reciproca, infatti catfish e vittima sono accomunati da una bassa autostima.
Ma come ci si difende da tale fenomeno?
L'incalzante e pedissequo utilizzo dei social media, ci rende delle pedine facili e per questo bisogna essere cauti e previgenti. Quello che giuridicamente è certo è che siamo di fronte ad un furto o scambio di identità.
Il modus operandi con cui viene praticato il fenomeno, lo rende perseguibile penalmente ai sensi dell'art. 494 c.p., per reato di sostituzione di persona.
Nello specifico costituisce reato l'attivazione di un account falso al solo scopo di ledere l'interlocutore.
Ciò deve essere da monito, che pur non esistendo una normativa ad hoc, gli utenti comprendano che non è loro consentito di esercitare il libero arbitrio, e che i comportamenti lesivi, vengono sanzionati.
Difatti, vi sono costanti interventi normativi finalizzati ad inasprire le conseguenze tanto quanto arricchire la fattispecie in esame; un esempio è dato dall'Autorità garante della Privacy, che ha sancito che facebook dovrà comunicare ad ogni utente i dati che lo riguardano e fornire informazioni attinenti la finalità e la modalità dei dati che verranno trattati.
Purtroppo nel mondo odierno, in cui gli eventi digitali continuano a spodestare l'identità individuale, si genera un fenomeno incontrollabile, quello dell'intimità digitale.
Il pericolo è che tale intimità è vittima della molteplice rappresentazione dei SE'.
Si assiste infatti al cambiamento continuo di genere, razza ed utilizzo di immagini altrui.
Le recenti vicende ci insegnano come i social media, non sono altro che bagagli contenenti le nostre informazioni personali, costituendo veicolo per permettere agli altri di introdursi nelle nostre vite.
Altresì, questa interpretazione estensiva delle norme penali, ci fa capire come sia più che necessario un intervento normativo ad hoc, volto a tutelare le nuove vittime.