Il diritto alla disconnessione all’epoca dello smart working
Nelle ultime notizie apparse sui giornali si è ventilata l'ipotesi di un ritorno allo smart working causato dalla crisi energetica a dal relativo aumento del costo a carico delle aziende.
La legge sul lavoro agile (l. 81/2017) chiarisce che il lavoratore è tendenzialmente libero di stabilire in autonomia i tempi di lavoro, pur all'interno della durata massima ordinaria dell'orario di lavoro.
Raggiunto questo limite, anche il lavoratore "agile" ha il diritto di rendersi irreperibile.
Lo stabilisce il secondo periodo del comma 1 dell'art. 19 della legge 81/2017, che però rinvia alla contrattazione individuale con il lavoratore per i contenuti specifici: "L'accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro."
Esistono poi i contratti stipulati con le parti rappresentative a livello locale sul tema del lavoro agile, mentre ancora è forse troppo presto per avere una giurisprudenza consolidata.
Ciò che emerge immediatamente nell'analisi giuridica della norma è che il legislatore non si è riferito alla disconnessione come diritto.
L'istituto deve essere analizzato alla luce del complesso normativo del lavoro agile, da intendersi come nuovo modello organizzativo che deve conciliare le esigenze di vita-lavoro del dipendente e favorire la competitività della parte datoriale.
È in base a questi criteri che si deve determinare il contenuto della disconnessione come diritto-dovere. Per alcuni tale espressione non sarebbe altro che il "sostituto" tecnologico del riposo lavorativo obbligatorio: il giorno di riposo o l'orario minimo intercorrente fra due turni di lavoro, anche se questa interpretazione sembra troppo ancorata a una concezione del lavoro troppo analogica.
Il rischio per il datore di lavoro che non garantisca il diritto alla disconnessione è di incappare in possibili azioni risarcitorie da parte dei dipendenti.
L'impossibilità di determinare una linea netta di separazione fra orario dedicato al lavoro e vita personale è ormai provato che comporta un aggravio di stress a carico del lavoratore che può sfociare anche in situazioni patologiche con conseguente violazione dell'art 2087 c.c. oppure, nei casi meno gravi, nella richiesta di un'indennità aggiuntiva che sia remunerativa delle ore supplementari di reperibilità.
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