I figli nel procedimento di mediazione
Gli effetti del conflitto genitoriale tendono a ripercuotersi notevolmente sui figli che, assistendo alle liti dei genitori, spesso e volentieri tendono a volerne capire il significato e la portata.
I bambini, infatti, in contesti fortemente ostili tendono ad osservare molto il rapporto della diade genitoriale, valutando e tentando di comprendere quali sono le cause ed i significati dei loro comportamenti.
Pertanto, essendo dei veri e propri spettatori della crisi familiare, spesso gli studiosi della materia si interrogano sulla possibilità o meno di coinvolgerli all'interno del percorso di mediazione familiare.
Essa rappresenta una tematica spinosa e controversa, la cui presa di posizione discende prevalentemente dall'approccio teorico del professionista e dalla propria formazione professionale ( si ricorda che il mediatore non è un avvocato ma nemmeno uno psicologo, sebbene egli possa essersi prevalentemente formato nel settore giuridico, in quello psicologico, ecc…), motivo per cui, il mediatore è chiamato ad adottare una decisione intima e personale relativamente alla scelta di entrare in contatto con i figli della coppia.
In particolare, il mediatore, può avere contatti con essi:
- Indirettamente: in tale circostanza i figli non partecipano attivamente e direttamente alle sedute di mediazione familiare, ma godono dei benefici che gli accordi elaborati dai genitori durante il percorso, possono spiegare su di loro.
- Direttamente: al contrario, i ragazzi, prendono parte alle sedute ed interagiscono direttamente con il mediatore.
La cosa importante da tenere sempre a mente è che in entrambi i casi, il mediatore si fa portavoce dei bisogni della prole cercando di far focalizzare l'attenzione dei genitori sul proprio ruolo genitoriale.
Sul tema, sono stati elaborati varie teorie; in particolare in un approccio sistemico-relazionale non è vista in malo modo la partecipazione attiva dei figli nel percorso di mediazione, anzi, viene intesa come una vera e propria fase del procedimento in modo da consentire ai genitori stessi di apprendere di più sul possibile e comprensibile disagio psicologico che i propri figli vivono a causa della crisi di coppia.
Ciò, secondo Ardone, tuttavia, può essere possibile solo laddove tra i genitori si sia ricostituito un canale di comunicazione più che soddisfacente, in grado di fornire alla seduta di mediazione un clima più disteso e conciliante.
Precisazione doverosa riguarda il diritto dei figli di esprimere le proprie opinioni, ed in via subordinata, di poter partecipare alla mediazione familiare.
Esso, infatti, si può dire che discenda direttamente dall'art.12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, che così sancisce "Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità….
A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale".
Ora, è vero che la mediazione familiare non è una proceduta giudiziaria o amministrativa, ma è altrettanto vero che alla luce dell'art.13 della Convenzione di Strasburgo del 1996 ratificato dall'Italia nel 2003, viene incoraggiata la partecipazione dei figli dei procedimenti di mediazione al fine di evitare o risolvere conflitti che potrebbero degenerare nelle aule di giustizia; sulla stessa lunghezza d'onda si colloca, inoltre, l'art.19 della Convenzione di New York, che ritiene l'intervento giudiziario come una sorta di extrema ratio.
Si può dire, pertanto, che la partecipazione dei figli nella mediazione familiare non è da escludere a priori, ma senz'altro, necessita di essere valutata di caso in caso, in base al livello di conflittualità della coppia.
E', pertanto, importante il lavoro che il mediatore svolge con i genitori, volto, soprattutto a spiegare in cosa consiste la mediazione e le sue finalità, ma soprattutto, in caso di adesione da parte dei genitori, alla partecipazione dei figli, è indispensabile studiare in che modo operare prima e dopo l'incontro.