È legale il “Sex Work” in Italia?
In Italia, diversamente da quanto accade in altri Paesi come l'Olanda e alcune parti dell'Australia, non esiste una legge che disciplini e legalizzi il c.d. "Sex Work", alias lavoro sessuale.
Ad oggi, infatti, è ancora vigente la Legge Merlin del 1958 che non rende illegale in senso stretto l'atto di prostituirsi, ma punisce le attività collaterali quali il favoreggiamento, l'agevolazione e lo sfruttamento della prostituzione.
Proprio il fatto che il lavoro sessuale non sia disciplinato rende tutte le attività che lo riguardano al confine tra il legale e il penalmente rilevante.
Tale considerazione non riguarda solo le prestazioni sessuali di tipo fisico, in quanto è ormai pacifico in giurisprudenza che la prostituzione possa configurarsi anche con incontri online; di conseguenza anche il reato di favoreggiamento o sfruttamento della stessa può avvenire con modalità virtuali.
Anzi, proprio il proliferare dell'utilizzo dei canali social degli ultimi anni ha posto all'attenzione della giurisprudenza la problematica della configurazione di queste fattispecie di reato nel caso in cui attraverso siti o applicazioni si renda in qualunque modo agevole l'esercizio della prostituzione altrui.
Da uno studio attento delle sentenze degli ultimi anni, si riscontrano, infatti, diversi orientamenti da parte dei giudici sul punto.
I filoni giurisprudenziali più favorevoli ad un'apertura verso la legalizzazione di alcune di queste attività, riconoscono che la mera pubblicazione di inserzioni o annunci di ragazze (possiamo ricomprenderci quindi anche la sponsorizzazione dei loro profili social) debba essere considerata come un normale servizio in favore della persona piuttosto che favoreggiamento della sua prostituzione.
Ad ogni modo, il confine risulta comunque molto labile e la valutazione deve sempre avvenire tenendo in considerazione il caso specifico.